Ringrazio la rivista di divulgazione scientifica
per aver pubblicato il mio articolo nel numero di marzo 2021
È possibile riconoscere le espressioni facciali con l’utilizzo della mascherina?
Ho deciso di scrivere qualche riflessione a riguardo.
E’ possibile riconoscere le espressioni facciali con l’utilizzo della mascherina? Come possiamo comunicare i nostri stati d’animo avendo una parte del viso coperta?
Iniziamo specificando che le espressioni facciali sono finalizzate a comunicare le proprie emozioni agli altri.
L’abilità di produrre e riconoscere le emozioni è un prerequisito essenziale per la qualità delle relazioni sociali; il mezzo principale attraverso il quale esprimiamo le emozioni è il nostro viso, sul quale si alternano le diverse espressioni facciali che indicano cosa stiamo provando e come lo vogliamo comunicare.
Fu Darwin il primo ad approfondire l’utilità delle espressioni facciali e ad indagare se ad ogni espressione del volto corrispondesse una specifica emozione (1872).
La capacità di riconoscere le espressioni facciali costituisce una componente essenziale del nostro sistema di comunicazione non verbale e un’abilità fondamentale per l’adattamento sociale e l’integrazione con l’ambiente.
Secondo una prospettiva neuropsicologica e cognitiva, l’uso e la comprensione dei segnali facciali sembrerebbe giocare un ruolo chiave nella formazione di relazioni sociali complesse e a lungo termine (Panksepp, 2005, 2017).
Una riduzione delle interazioni sociali potrebbe contribuire allo sviluppo di disturbi d’ansia, fobie e sintomi depressivi, dato rilevante in questo momento storico in cui ci troviamo a dover convivere con un cambiamento significativo a livello sociale che impone il distanziamento, termine che comunica solitudine ma che allo stesso tempo sottintende una prospettiva futura di condivisione e ripristino delle relazioni.
Le espressioni facciali, come abbiamo detto, sono importanti nelle interazioni per comunicare il proprio stato emotivo e la percezione dell’espressione spesso induce nell’osservatore non solo l’attivazione degli stessi programmi motori, ma anche dello stesso stato emozionale (Wicker et al., 2003; Pfeifer et al., 2017)
Paul Ekman (1984) propose una teoria delle emozioni che enfatizzava in particolare il ruolo dei muscoli facciali: Ekman ed altri studiosi trovarono che ogni emozione fondamentale si associa ad una specifica espressione del volto.
Negli umani la mimica facciale evoca nel ricevente non solo un’espressione facciale simile ma anche il corrispondente stato emozionale (Decety & Meyer, 2008; Palagi et al, 2019).
I sentimenti altrui vengono riconosciuti prevalentemente attraverso la vista e l’udito, osservando le espressioni facciali e ascoltando il tono di voce e la scelta delle parole.
Per fornire un quadro completo è necessario specificare che alla produzione e al riconoscimento delle espressioni emotive facciali corrispondono determinati correlati cerebrali; differenti emozioni sono accompagnate da differenti pattern di attivazione nell’emisfero destro e sinistro: emozioni negative, come il disgusto o la paura, tendono ad essere associate ad una maggiore attivazione del lobo frontale dell’emisfero destro rispetto a quello sinistro; emozioni positive risultano essere associate ad una maggiore attivazione del lobo frontale sinistro (Hugdahl et al., 2017).
L’interpretazione delle espressioni emotive del volto ha un’inequivocabile funzione adattiva: ad esempio, il riconoscimento della paura può essere importante affinché l’individuo si allontani da un pericolo.
Sottolineata l’importanza che le espressioni facciali e il riconoscimento dello stato emotivo altrui rivestono nella nostra società, chiediamoci quali possano essere le ripercussioni, a livello emotivo e neurobiologico, di questi nuovi dogmi della società: mascherine e distanziamento sociale.
La bocca e gli occhi sono le zone del viso che osserviamo di più perché essendo le parti più espressive del volto sono anche quelle che trasmettono maggiori informazioni. Automaticamente ne analizziamo i movimenti, combinandoli insieme, per interpretare correttamente ciò che l’altro ci sta comunicando (Brewer, 2020).
Alcune emozioni, in particolare l’emozione di felicità, vengono veicolate prevalentemente attraverso la bocca, perciò come possiamo riconoscere, ad esempio, la gioia sul viso delle persone senza poterne osservare il sorriso?
Con il viso parzialmente coperto possiamo trovare maggiori difficoltà a comprendere quali emozioni stiamo provando e possiamo percepirle meno intense. Ciò che possiamo imparare a fare è mantenere un maggiore contatto visivo con i nostri interlocutori, cercando attraverso gli occhi di scorgere emozioni e intenzioni, cercando di modulare noi stessi il nostro sguardo per comunicare il nostro stato emotivo.
In tutto questo periodo mi sono spesso posta delle domande, alla luce delle evidenze sopra citate: il nostro cervello adotterà delle nuove strategie di riconoscimento delle espressioni del volto? Sarà lo sguardo il canale prediletto delle generazioni successive per cogliere le emozioni altrui?
L’uso della mascherina ci ha indotti a cambiare le nostre abitudini: abbiamo ad esempio imparato a direzionare la nostra attenzione sulla parte superiore del viso, designando gli occhi come maggiore fonte di espressione delle nostre emozioni. Potrebbe questo essere il momento di sviluppare nuove abilità e cogliere l’aspetto positivo di questi cambiamenti a cui siamo sottoposti, potremmo imparare ad ascoltare l’altro e coglierne le tonalità della voce per comprenderne lo stato emotivo, sviluppando nuove aree cerebrali andando a creare una nuova mappa cerebrale delle emozioni.
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